Eurasia in una recensione dal Canada a cura di Jimmy Farley per Profilprog.com
REVIEW
EURASIA
IL MONDO A ROVESCIO
Informazioni di Pubblicazione
Release date: May 16, 2017
Formato: Digitale, CD
Label: Banksville Records
Paese: Italia
Voto: 8,7
C’è una vera e propria effervescenza in Italia nel 2017. Ho elencato 27 nuovi gruppi dal 1 ° marzo, che ci hanno dato tanti nuovi CD insieme agli Eurasia che sono composti da 5 musicisti che non avevo mai sentito prima ( il mio database contenente più di 2155 musicisti prog italiani non fa riferimento a nessuno di essi). Come per ogni nuovo gruppo, mi piace usare raffronti per aiutare il lettore a trovare uno dei banchi di prova conosciuti. Qui nulla è paragonabile. Persino i Progarchives non ne parlano. Quindi cercherò di descrivere al meglio con chi abbiamo a che fare. Prima menzione che l’album ha 10 brani che variano in lunghezza da 3: 50-7: 42 con un totale di più di 56 minuti, che è molto ragionevole per un primo lavoro. Il primo brano “Un mondo a rovescio” è una vera anticipazione di ciò che ci attende. Si è cantato in oltre l’80% del tempo con Moreno DELSIGNORE, che ha una voce molto simile a Alessio Calandriello dei La coscienza di Zeno. Il ritmo è decisamente jazzato alla Arti & Mestieri. Per contro ispirati da questo confronto, devo ammettere che è stato un po ‘insipido come antipasto ((Mi sentivo come un piano bar ascoltando un cantante), ma per fortuna il sequel è molto più interessante. In realtà, anche se tutti i pezzi sono costruiti allo stesso modo, non vi è alcuna ripetizione. Non troverete la struttura “couplet – chorus -couplet” al contrario. Ogni pezzo è una ininterrotta propulsione di note senza artifici (non sintetizzatori o troppi pedali per chitarra), splendidamente interpretato da musicisti altamente sincronizzati e fornendo un tessuto fluido e senza ripetizioni. Una rara performance di composizione. Do una menzione d’onore alla sezione ritmica occupata da Diego MARZI alla batteria e Paolo CAGNONI al basso. Non hanno mai avuto la tentazione di riempire. Il controllo che hanno del loro strumento consente loro passaggi molto sofisticati e una pertinenza che giustifica un ascolto mirato. Per quanto riguarda Moreno DELSIGNORE, il confronto con Alessio CALANDRIELLO ha i suoi limiti. Il tono è lo stesso ma DELSIGNORE ha uno spazio vocale molto più ampio e molta più diversità e sfumature nelle sue intonazioni. Ha anche una voce che diventa rauca quando spinge un po ‘. Roca di una grana fine che non graffia l’ascoltatore. C’è anche un po ‘di follia alla Peter HAMMILL e il fatto che sia cantato in italiano ci fa dimenticare che abbiamo a che fare con un cantante. Si ha l’impressione che la sua voce diventi uno strumento. Strumento che padroneggia alla perfezione. È in osmosi con i suoi musicisti e nessuno sentirà mai la ripetizione perché ha lo stesso modello da seguire come loro. Infine un’altra menzione d’onore mi concede il quartetto d’archi Quartetto Artemide ci offre una buona prestazione durante l’ultimo pezzo “Sora no Tamoto”, senza dimenticare il molto breve passaggio di successo del trombettista Alberto Mandarini durante “Bispensiero” (il mio brano preferito ). Sarei negligente se non menzionassi il lavoro molto efficiente del chitarrista Marco CAVALLO che ci offre troppi pochi soli. Il tastierista Simone TORRIANO dalla sua parte è troppo discreto per i miei gusti, ma può essere corretto in un secondo lavoro a venire. Oh sì ho dimenticato il tocco di Canterbury ed Hatfield and the North nel pezzo “Il fantasma del tiranno”. Mi ha fatto fare un sorriso.
Jimmy FARLEY